Il complesso, nel tessuto urbano di Napoli

Architettura

Nella pianta della città di Napoli, avviata da Giovanni Carafa Duca di Noja nel 1750 e data alle stampe dopo la sua morte solo nel 1775, il complesso di Santa Maria alla Colonna è segnato al numero 252, davanti alla più monumentale chiesa dei Gerolomini.

L’intero isolato appare come un unico blocco, con al centro il cortile quadrato e, nell‟asse di simmetria, la semplice aula sacra. A livello generale, confrontando l’oggi con la situazione di metà XVIII secolo, nessun radicale cambiamento nella struttura è rilevabile.

Il luogo dove sorge il complesso era, per la Napoli del tempo, importante: quando i Padri Oratoriani iniziarono ad ampliare, nell’ultimo decennio del ‘500, l’angusto convento arrangiato sui caseggiati ricevuti dai Seripando e Filomarino, si verificarono non poche demolizioni e per far posto alla grande basilica di San Filippo Neri e per dare a questa un degno fronte; la piazza che, come un respiro, dilata i Tribunali è frutto di quegli interventi.

Il contesto sul quale insiste la nostra chiesa è poi – turisticamente parlando- strategico: lungo la vivacissima via, a venti metri da via del Duomo (a destra) e a cinquanta da San Lorenzo Maggiore (a sinistra).

L’elegante facciata in stile tardo-Barocco, dialoga con quella fastosa che il Fuga aveva pensato -esattamente in asse, dalla parte opposta della piazza- pei Filippini ed entrambe, l‟una con le delicate cromie pastello degli stucchi e l’altra coi suoi tanti marmi, risaltano e splendono nella luce del giorno ed in quella più suggestiva del tramonto.