Storia

La chiesa di Santa Maria della Colonna sorse nel tardo XVI secolo assieme al Conservatorio dei Poveri, prendendo nome (dicono le antiche guide di Napoli) da un’edicola votiva che qui sorgeva dedicata alla Madonna appunto del Pilar, molto venerata in Aragona, a Saragozza, e a quei tempi anche nella Napoli spagnola.

Agli inizi del Settecento, e cioè nel momento di massimo fulgore del Conservatorio anche sotto il profilo musicale, per impulso del canonico Cotignola e dell’arcivescovo di Napoli Francesco Pignatelli, i Governatori dell’Ente, con a capo il Rettore Bartolomeo Vigilante, diedero incarico all’architetto e ingegnere Antonio Guidetti, attivo in città dal 1680 al 1730, di ricostruire la chiesa. Ed è dunque a questo intervento, realizzato fra il 1713 e il 1718, che si deve l’elegante aspetto rococò dell’edificio, con una struttura e una cupola dagli evidenti tratti seicenteschi, alla Fanzago, e una facciata dall’andamento mosso, spezzato e mistilineo il cui dinamismo si ispira all’opera napoletana del Borromini nella chiesa dei Santi Apostoli.

L’ispirazione romana e seicentesca e la raffinatezza rococò di Guidetti sono evidenti non solo nelle linee curve della facciata, nei timpani spezzati e nella targa tenuta da putti volanti in stucco, ma anche nei ridotti spazi dell’interno. Qui lavorarono al suo fianco lo stuccatore Costantino D’Adamo, l’intagliatore Domenico Bertone, autore dell’elegante cantoria lignea, e soprattutto il pittore cilentano Paolo De Matteis (1662-1728), che nel 1716 realizzò gratis et amore dei le tre tele degli altari, ricevendone in cambio un “dono” di 250 ducati.

Allievo già prima del 1683 di Luca Giordano, e poi frequentatore a Roma del circolo di Carlo Maratta, De Matteis rappresentava in quegli anni in città l’alternativa più classica ed accademica alla pittura scenografica di Francesco Solimena, ed aveva ottenuto grandi successi anche a Parigi, a Montecassino, coi viaggiatori inglesi e coi viceré austriaci di Napoli. I suoi tre dipinti – da poco rientrati in chiesa dopo il restauro e la riapertura di quest’ultima – furono molto apprezzati già dal biografo De Dominici (1742-45): in particolare l’essenziale Madonna del Pilar tra angeli dell’altare principale, la cui originalità compositiva – colla Madonna seduta su una base del pilastro, e non in piedi – s’accompagna a un’efficace sintesi di grazia e monumentalità; ma anche le altre due grandi pale laterali, una con San Gennaro tra i Santi Nicola di Bari e Biagio e l’altra con San Giuseppe col Bambino e i Santi Francesco, Antonio e Filippo Neri, più tradizionali e devote ma anch’esse basate su un composizione piramidale e simmetrica, ispirate nel soggetto all’appartenenza all’Ordine francescano del fondatore del Conservatorio, Marcello Fossataro, al tema della protezione dei fanciulli poveri o malati, e forse anche alla vicina presenza della grande chiesa degli Oratoriani di San Filippo Neri.